lunedì 13 dicembre 2010

Donna non si nasce, si diventa: We want Sex... Equality!

Che dire.... partirei dall'assunto letterario di Simone de Beauvoir Donna non si nasce, si diventa per introdurre un film carino, molto romanzato con tratti accattivanti ed emozionanti.
10 e lode per i costumi! 6 e mezzo per la sceneggiatura....


Durante la proiezione inizia ad infervorare in me lo spirito femminista che mi porta a seguire una linea di pensiero che trae piacere da queste chicche sull'origine di una parità non ancora totalmente conquistata (basta pensare a chi abbiamo in Italia come Ministro per le Pari Opportunità).
"We want Sex" è il titolo italiano, furbescamente malizioso ma forse terribilmente maschilista, che soppianta il ben più operaio "Made in Dagenham" dell’originale. Ultimo film firmato dalla penna del regista britannico Nigel Cole, racconta della protesta di un gruppo di operaie dello stabilimento Ford della cittadina di Dagenham. Rivolta che pian piano abbraccia le rivendicazioni di tutte le donne che gridano alla parità di salario con i loro colleghi uomini.

Alcune citazioni marxiste sono anche riuscite ad evocare un prurito dal profumo politico nel mio pugno sinistro che ogni tanto tendeva ad alzarsi nervosamente. Come la citazione del buon vecchio Marx, a sua volta ripresa da Fourier, secondo la quale «il progresso sociale si può misurare con esattezza dalla posizione sociale del bel sesso».

Con lo sviluppo capitalistico si avvia una vera e propria trasformazione dei rapporti tra i sessi. Ha luogo la dissoluzione della tradizionale idea di famiglia e la grande industria crea il nuovo fondamento per una forma superiore del rapporto tra i due sessi ed assegna alle donne un'uguaglianza assiologica ma ancora non retributiva nel processo produttivo fuori dalla sfera domestica. 
Proprio la necessità di una uguaglianza nella redistribuzione delle risorse è il nucleo centrale di questo film che narra, o meglio romanza con immagini talvolta troppo romantiche, le vicissitudini della prima forma di lotta operaia del gentil sesso fino alla conquista, nel 1970, dell'Equal Pay Act.

Indignazione però per l'immagine generale che emerge della donna.... sempre pronta al trucco e parrucco, tutta imbellettata dalla mattina alla sera (le protagoniste si recavano ogni mattina in fabbrica con zeppe, super migonne e un bel mascherone di trucco sul volto), maniacalmente attenta alla propria immagine anche prima di un incontro istituzionale di notevole importanza....

Vomito e mi disgusto.... le donne fortunatamente non sono esattamente tutte così fatte!!!

Lode al regista perché pur fortemente contestualizzato dal punto di vista temporale, "We Want Sex " riesce alla fine ad evocare lotte ed ideali contemporanei. Le discriminazioni subite dalle donne nel mondo del lavoro (e non solo) infatti continuano ad andare in scena ogni giorno in ogni parte del mondo più o meno multinazionalizzato e lo scollamento tra il mondo sindacale ed i soggetti lavoratori che da esso dovrebbero essere rappresentati e tutelati, è oggi più che mai visibile.
Il Femminismo però, ed è questo il limite del film, non si è consumato soltanto nella lotta di classe delle fabbriche, ma ad accompagnare questa rivoluzione sociale ci sono state molteplici riflessioni di filosofi e artisti dell'altra metà del cielo.
L'Avanguardia Femminista negli anni ’70 è rimasta per molto tempo all'ombra di un'etica maschilista che ancora considerava le donne cittadine di classe B.
Molto forte è stato invece l'impegno di artiste europee che hanno cambiato il paradigma dell’immagine femminile, lottando contro il culto dell’egemonia della pittura, usando  nuovi media come fotografia, video e performance per affermare un io fortemente pensante e abolire “l’obbligo d’essere solo belle”.
Nel 2007 per la prima volta fu offerto un grande spazio museale al movimento artistico femminista, con la mostra, curata da Connie Blutter, Wack!Art and the Feminist Revolution a Los Angeles che proponeva cinquecento opere realizzate da centocinquanta artiste.
Dal 2007 a oggi molti spazi sono stati occupati dall'omaggio all'arte femmista/femminile, a quell'indagine sul (s)oggetto-corpo tema comune alle differenti ricerche artistiche... dal corpo come costituzione dell'identità femminile, come supporto di bellezza fino al disagio contemporaneo della bellezza stessa.
Per citare Holland Cotter, noto critico d’arte americano, “curatori e critici hanno cominciato a riconoscere che il femminismo ha generato l’impulso artistico che ha avuto l’impatto più forte sull’arte del XX secolo e l’inizio del XXI e la maggior parte di quella che chiamano arte postmoderna deriva dall’arte femminista.”

This is Contemporary warts and all!


Ketty La Rocca - Elettro…Addomesticati - 1965


Ana Mendieta, Untitled, 1972

 Helena Almeida - Estudo para Dois Espaços - 1977

 Francesca Wodman, Untitled, Roma, 1977-1978


Francesca Wodman, House 4, Providence, Rhode Island, 1976

Francesca Wodman, Self portrait talking to Vince, Providence, Rhode Island, 1975-1978 


Cindy Sherman - Doll cltothes - 1975


Vanessa Beecroft - VB61 - 2007
Courtesy Galleria Massimo Minini/Galleria Lia Rumma_Photo by the artist